Zucchero al bar, quanto spreco!

In breve
“Basta un poco di zucchero e la pillola va giù”, recitava un noto vecchio film… basta però che non sia in bustina! Se si pensa, infatti, ai numeri dello spreco generato ogni giorno dalle bustine utilizzate nei bar e ristoranti, la...
...“Basta un poco di zucchero e la pillola va giù”, recitava un noto vecchio film… basta però che non sia in bustina!
Se si pensa, infatti, ai numeri dello spreco generato ogni giorno dalle bustine utilizzate nei bar e ristoranti, la pillola resta amara e difficile da digerire: lo dimostrano i dati dell’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi (APPE) di Padova, che ha calcolato gli sprechi conseguenti all’eliminazione delle zuccheriere dai banconi.
In base alle rilevazioni condotte, lo zucchero in bustina genera ogni anno, nella sola provincia di Padova, ben 142 tonnellate di rifiuti aggiuntivi e 680mila euro di maggiori costi a carico di consumatori e pubblici esercizi.
L’APPE ha infatti comparato i consumi di zucchero in bustina con quelli in zuccheriera, che consente di dosare perfettamente la quantità di zucchero di cui si ha bisogno. Un confronto che lascia sorpresi: 490mila chilogrammi contro 348mila chilogrammi, pari ad un costo di 995mila euro delle “dolci bustine” contro i 355mila euro delle zuccheriere. La sostenibilità, economica e in termini di impatto ambientale, propende quindi a favore della zuccheriera, dato che l’uso di zucchero in bustina nei pubblici esercizi determina un +29% di consumi e quasi il triplo di costi, senza dimenticare le tante tonnellate di rifiuti generati in più.
La disparità di consumi e costi, insieme all’incremento dell’indifferenziato, è causata dal fatto che i clienti al bar spesso non usano tutto lo zucchero contenuto nelle bustine, zucchero che poi ovviamente non viene riutilizzato. Anche la proposta di bustine “mignon”, che si stanno diffondendo negli ultimi anni, non sembra aver risolto il problema in modo soddisfacente.
L’utilizzo dello zucchero in bustina al bar si deve ad un decreto legislativo del 2004 in attuazione di una Direttiva Europea del 2001 secondo cui «lo zucchero di fabbrica e lo zucchero bianco possono essere posti in vendita o somministrati solo se preconfezionati». La violazione di tale regola comporta una sanzione di natura amministrativa di diverse migliaia di euro. Sul tema, tuttavia, il Ministero delle Attività Produttive, con la nota 769422 del 28 maggio 2004, ha precisato che la legge ha vietato l’uso delle zuccheriere con “coperchio apribile”, mentre le zuccheriere dosatrici con beccuccio risultano conformi.
«Ad oggi – commenta il Segretario dell’APPE, Filippo Segato – non ci sono infatti evidenze che dimostrino che l’uso delle tradizionali zuccheriere con beccuccio comporti rischi sul piano della sicurezza alimentare».
L’utilizzo di zucchero in bustina, secondo l’Associazione degli esercenti, è solo un modo per far aumentare il consumo, anzi lo spreco, di zucchero.
«Quante volte – prosegue Segato – vediamo i clienti dei bar che aprono la bustina, ne versano solo una piccola parte nella tazzina, e il resto del contenuto resta sul bancone o, peggio, sul pavimento!»
Fermo restando che gli esercenti rimangono liberi di scegliere le modalità di servizio da offrire ai clienti, l’APPE si spenderà a favore di proposte anti-spreco e pro-sostenibilità ambientale.
«Come già fatto più volte in passato – prosegue Segato – ad esempio con l’iniziativa relativa alle “Family bag”, ribadiamo la nostra responsabilità sociale contro lo spreco, ovviamente sempre nella tutela della salute dei consumatori».