Linee-guida nazionali impraticabili ed insostenibili: lo Stato ci condanna al fallimento? Allora almeno ci mantenga!



In breve

«I casi sono due: o si riaprono i locali, dando agli esercenti la possibilità di lavorare in sicurezza, con protocolli organizzativamente praticabili ed economicamente sostenibili, seppur con capienze ridotte, oppure è preferibile tenere tutto chiuso. A quel punto lo Stato...

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«I casi sono due: o si riaprono i locali, dando agli esercenti la possibilità di lavorare in sicurezza, con protocolli organizzativamente praticabili ed economicamente sostenibili, seppur con capienze ridotte, oppure è preferibile tenere tutto chiuso. A quel punto lo Stato dovrà in qualche modo aiutare 1,25 milioni di persone che dovranno vivere sulle sue spalle, almeno fino quando il coronavirus sarà stato vinto».

E’ tranchant Filippo Segato, Segretario dell’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi (APPE) di Padova, ma anche della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (FIPE) del Veneto, nel commentare le misure di distanziamento tra i tavoli che il Governo sarebbe intenzionato ad imporre, assieme a tutta una serie di regole troppo stringenti, prima di autorizzare la riapertura di bar, ristoranti, trattorie, pizzerie, ecc.

«Noi esercenti – prosegue Segato – crediamo che si possa riaprire garantendo la sicurezza sanitaria dei nostri avventori e quella economica degli imprenditori senza le esagerazioni che circolano. Per questo abbiamo promosso un protocollo sanitario per il settore, redatto con il contributo di un virologo, e lo abbiamo trasmesso al governo per il tramite della nostra Federazione nazionale. A distanza di oltre 2 settimane non abbiamo ancora ricevuto nessun riscontro, anche se sollecitato. È inaccettabile questo modo di operare, sbagliato nel metodo, perché vengono imposte regole calate dall’alto, senza un costruttivo confronto con la categoria. E sbagliato nel merito, perché impone procedure lontane dalle realtà del settore che dovrebbe applicarle».

In attesa dell’adozione del DPCM che presumibilmente consentirà alle Regioni di esercitare autonomamente il potere di disciplinare l’apertura delle attività commerciali e dei pubblici esercizi, APPE e FIPE Veneto sono in costante contatto con il governatore Luca Zaia, con il quale l’interlocuzione è ottima, per spingere l’acceleratore sull’adozione di linee-guida territoriali venete. Lo stesso Zaia ha dichiarato, nel consueto punto stampa odierno, che serve chiarezza nelle regole: «è apprezzabile lo sforzo che ha fatto l’INAIL, ma per determinate attività, come quelle dei pubblici esercizi, ci sono prescrizioni “imbarazzanti”se dobbiamo garantire 4 metri quadrati ad ogni avventore dei ristoranti, i ristoratori non aprono più. Leggendo il documento si trovano verbi ricorrenti come possono … oppure troppi condizionali: noi invece dobbiamo fare in modo che ci siano regole chiare che permettano a tutti di lavorare».

Anche il senatore Antonio De Poli si è scagliato contro il Governo bollando le linee-guida nazionali, presentate da INAIL e ISS, come «assurde ed insostenibili per le riaperture di bar, ristoranti e strutture balneari. Il rischio è di paralizzare le attività e non farle ripartire. Sarebbe un disastro a livello economico con immediate ricadute a livello occupazionale. Servono regole di buon senso, necessarie per rimettere in moto l’Italia».



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